Parrocchia Santa Maria del Carmelo

Trieste - Gretta

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VI DOMENICA DI PASQUA

Se mi amate, osserverete la mia Parola.

Cari ragazzi, buona domenica. Dalla domenica prossima si potrà partecipare alla Messa in chiesa, finalmente! Ringraziamo il Signore. E’ così bello potersi vedere, parlare, soprattutto dopo i mesi di lockdown e dopo le tante ore passate davanti agli schermi del computer a seguire lezioni scolastiche. Cominciamo a respirare un po’ di libertà. Però dobbiamo sempre osservare le indicazioni che ci vengono continuamente fornite per il bene nostro e degli altri, perché il virus c’è ancora e gira e dove si ferma fa del male! Eccoci al Vangelo di questa sesta domenica di Pasqua. E’ un breve testo preso dal vangelo di Giovanni che ci dice quanto sia grande l’amore di Gesù per i suoi discepoli. Essi non si rassegnano a staccarsi da lui (Gesù ha annunciato che tornerà dal Padre suo in cielo); e questo è un segno del grande amore che li lega a Gesù. Ma Gesù sottolinea che per dimostrargli il loro amore devono osservare i suoi comandamenti, che si riassumono in una frase bellissima: “ Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”. Poi Gesù dice: “ Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore”. Prima di lasciare i discepoli Gesù promette loro lo Spirito Consolatore. Siamo vicini alla Pentecoste, giorno che ricorda la discesa dello Spirito santo, il Consolatore. Perché lo Spirito Santo è chiamato Consolatore? Vuol dire tante cose, ma una oggi particolarmente ci tocca da vicino e la sentiamo vera: è colui che ci consola nella tristezza e nell’afflizione, e chi oggi non ha provato la tristezza, magari vedendo le tante sofferenze attorno a noi, o i morti causati dal virus? Ecco un dono di cui abbiamo bisogno. Quante volte cerchiamo la consolazione dagli amici o dalle cose che ci possono distrarre e non ci ricordiamo di chiedere a Gesù il “Consolatore”, la sua gioia e la sua pace. Lo Spirito Santo sta sempre con noi e ci fa conoscere la Verità. E’ lui che prega in noi e ci fa capire le parole di Gesù. Quando non riusciamo a comprendere quello che Gesù ci dice, chiediamo l’aiuto allo Spirito Santo: lui ci illuminerà e ci suggerirà le parole di Dio. Allora, mentre vi auguro una buona domenica, vi aspetto domenica prossima in chiesa alle ore 10.30. Ci sarà con noi il Vescovo Giampaolo, colui che ci donerà lo Spirito Santo quando riceverete la Cresima.  

p. Angelo

V DOMENICA DI PASQUA

Io sono la via, la verità e la vita

 Cari ragazzi, spero che stiate tutti bene e che questi primi giorni di semi-libertà vi portino un po’ di serenità, oltre che di benessere fisico. Sui banchi di scuola ritornerete in settembre, anche se non si sa ancora come, intanto continuate la scuola stando a casa …  davanti ad uno schermo. Vi mancano gli amici e i vostri compagni, ma non vi manca, perché è sempre presente, il vero amico: Gesù. Allora ascoltiamo lui che ha sempre parole buone per noi. Il Vangelo di questa quinta domenica di Pasqua, può sembrare difficile, perché Gesù parla  di “vado a prepararvi un posto”, “tornerò di nuovo e vi prenderò con me” ecc. Cosa ci vuol dire?

Andiamo con ordine. Gesù sta per lasciare il nostro mondo (è vicina la sua passione, morte e resurrezione, e la salita al cielo) e consola i suoi discepoli con queste parole: “ Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Infatti li aspetta una dura prova e i discepoli sono spaventati. Ma Gesù dice che soltanto la fede  allontana la paura.  Egli torna a casa, torna al Padre e la sua gioia è grande. La casa del Padre è il cielo, con posti a non finire, pronti a ricevere tutti  coloro che hanno creduto in Gesù. Noi sentiamo che la vera casa è di là, la vera famiglia è di là. Qui c’è solo la preparazione, qui assaporiamo solo alcune ore di cielo, ma la nostra vera casa è il Cielo. Ma in Cielo si va solo attraverso Gesù. Egli è la Via sicura, luminosa, bella, che ci fa conoscere la Verità (non le mezze verità che continuamente ci vogliono inculcare i mezzi di comunicazione e che spesso si rivelano delle falsità), e quando uno conosce la Verità ha la Vita dentro di sé, quella di Dio, cioè eterna, che non muore.

Tutto questo fa Gesù per noi, allora chi conosce Gesù, conosce Dio. Chi ascolta Gesù, ascolta Dio.

Arrivederci a domenica prossima, l’ultima senza la celebrazione con il popolo perché da lunedì 18 maggio potremo ritornare a Messa con le dovute precauzioni.

p. Angelo


IV DOMENICA DI PASQUA

Sono venuto perché abbiano la vita in abbondanza

Cari ragazzi. Non so se avete mai visto un gregge di pecore e un pastore. Certamente per chi vive in città è ben difficile, forse l’abbiamo visto alla televisione o sui libri , ma nella realtà no. Perché proprio di pecore e di pastore ci parla il vangelo di questa domenica. Anzi Gesù si definisce il pastore delle pecore e gli ascoltatori capivano subito che cosa intendeva perché gli ebrei sono un popolo di pastori e di agricoltori. Quante volte Gesù ha visto i pastori alla sera raccogliere le pecore in un recinto sicuro, circondato da un muricciolo di pietra e nel muricciolo c’è sempre una porta: lì il pastore monta la guardia. Il pastore apre la porta, chiama le pecorelle una ad una e le pecore che lo conoscono lo seguono, perché le ama. Gesù è il buon pastore e si differenzia da tanti pastori ladri e briganti che non conoscono le pecore e non offrono la vita per loro, anzi vengono solo per rubare, uccidere e distruggere il gregge. Il gregge di Gesù è la chiesa, siamo noi: tutta la chiesa insieme cammina, pascola e ascolta la voce del vero pastore. Lo segue e fugge dai veri pericoli dei briganti e dei lupi. Ecco dove si trova la vera gioia e la vita: stare con il Signore Gesù, ascoltandolo e amandolo, e solo così potremo essere contenti di avere una vera compagnia di amici che si aiutano e che nelle difficoltà, come quella che stiamo vivendo in questi mesi, non scappano ma cercano di rimanere uniti al gregge.

III DOMENICA DI PASQUA

Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero

Cari ragazzi, siamo arrivati alla terza domenica di Pasqua e siamo sempre chiusi nelle nostre case, anche se fra pochi giorni forse ci lasceranno uscire. 

In questa domenica il Signore ci dona una parola di grande consolazione: ci dice che lui non è lontano da noi, dai nostri problemi, dalle nostre paure, dalle nostre delusioni, ma cammina con noi e ci aiuta ad essere suoi veri amici.

Come i discepoli di Emmaus, dobbiamo imparare a scorgere Gesù accanto a noi, quale nostro misterioso e fedele compagno di viaggio. Per ottenere questo, bisogna ascoltare la sua Parola, che troviamo nelle Sacre Scritture. I due discepoli affermano: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». Ecco dunque un luogo privilegiato per riconoscere il Risorto: se ascoltiamo con fede le Scritture, ci è possibile incontrare anche oggi Gesù il Vivente. Esse ci aiutano altresì a scoprire la nostra vera identità di discepoli e a interpretare nella Luce del Signore le vicende della nostra vita, anche i passaggi più difficili e penosi; il cuore, illuminato dalle Scritture, ritrova lo slancio e il coraggio di credere e sperare perché ha compreso che Dio si rivela in Gesù come il Dio che ha sofferto e pianto per l’uomo.

Spesso anche noi andiamo al catechismo, partecipiamo all Messa, ascoltiamo il sacerdote o i catechisti che ci parlano di Gesù ma non capiamo ciò che ci dice la Parola di Dio, perché la nostra attenzione e distratta. La preghiera attenta o qualche momento di raccoglimento, offrono a Gesù la possibilità di parlare al nostra cuore che si riempie di gioia come è capitato ai discepoli di Emmaus. Essi dopo aver riconosciuto Gesù nello spezzare il pane, sono tornati a Gerusalemme per annunciare a tutti che Gesù è risorto ed è sempre con noi.

 Quando un bambino o un ragazzo sono pieni di Gesù, comunicheranno Gesù.

II DOMENICA DI PASQUA

Cari ragazzi, in questa domenica, nella quale nei primi tempi della chiesa coloro che avevano ricevuto il battesimo nella notte di Pasqua deponevano le vesti bianche (ecco perché si chiama domenica in albis), siamo invitati a domandarci: ma davvero io credo che Gesù è vivo e Risorto? E che cosa cambia nella mia vita con la Resurrezione di Gesù? L’episodio narrato nel Vangelo di questa domenica ci aiuta a rispondere. Vediamo un po'?

I discepoli di Gesù hanno paura dei capi del popolo e si riuniscono nella sala dove hanno cenato con Gesù prima della sua morte. Le porte sono sbarrate. Improvvisamente Gesù appare in mezzo a loro, con le mani e il costato trafitti, dicendo: “Ricevete lo Spirito Santo: a chi perdonerete i peccati saranno perdonati”, e affida agli apostoli e ai loro successori (i vescovi e i sacerdoti) il potere di perdonare i peccati.

 Quando Gesù appare ai discepoli, Tommaso non è con loro: egli non crede alla resurrezione di Gesù. Dopo otto giorni, Gesù appare ancora e invita Tommaso a toccare le sue ferite. Tommaso riconosce che Gesù è veramente risorto ed è Dio fatto uomo.

 Quello che Gesù dice agli apostoli deve oggi catturare la nostra attenzione: se Gesù da agli apostoli il potere di rimettere i peccati, vuol dire che senza il perdono dei peccati noi non sperimentiamo che Gesù è Risorto. E vuol dire anche che senza i sacerdoti non otteniamo il perdono dei nostri peccati. E’ nel sacramento della Penitenza (o Confessione o Riconciliazione) che tutto questo avviene. Ma perché la confessione sia fruttuosa ci vogliono cinque condizioni. 

Ve le ricordo:

1) esame di coscienza;

2) dispiacere di aver offeso Dio;

3) accusa dei propri peccati al sacerdote;

4) proposito di non ricadere più nello stesso peccato;

5) compiere la penitenza che ci ha assegnato il sacerdote per riparare le colpe commesse.

A causa delle norme per contenere il contagio da virus, non possiamo confessarci (speriamo di poterlo fare a breve), possiamo però chiedere con tutto il nostro cuore e con pentimento, il perdono al Signore. 

Già questo è un buon inizio per essere veri discepoli di Gesù.

Alla prossima domenica.

 P. Angelo


DOMENICA DI PASQUA

E’ Pasqua: facciamo festa al Signore che risorge dalla morte. La pietra che chiudeva il sepolcro è stata ribaltata e non può più trattenere Colui che è la Vita.

Cari ragazzi: soprattutto in questo tempo nel quale siamo rinchiusi nelle nostre case, sentiamo più vera che mai questa bella notizia: il Signore spalanca le porte del nostro cuore e entra in noi, perché diventiamo noi la sua casa dove Lui vuole stare.

            Il racconto della resurrezione di Gesù che si trova nel Vangelo di Giovanni è ciò che l’evangelista ci ha lasciato di più bello. Le tenebre avvolgono ancora la terra in cui la Vita, Gesù, ha riposato per tutto il sabato. La Luce sta per esplodere in trionfo: la tomba vuota la fa sperare, gli Angeli l’annunziano.

            Maria di Magdala si reca al sepolcro e vede che la pietra posta all’ingresso è stata ribaltata. Allora corre a portare la notizia ai discepoli che vogliono rendersi conto dell’accaduto.

            Giovanni, il più giovane, arriva per primo al sepolcro ma non entra: lascia che Pietro entri per primo. L’aveva preceduto ed ora lo segue: Giovanni entra nel sepolcro, vede e crede.  Dei due discepoli uno solo crede; non basta dunque vedere per credere: è necessaria la luce della fede e della Parola di Dio. Che cosa hanno visto i due discepoli? Da una parte il lenzuolo afflosciato, rimasto al suo posto. Dall’altra parte il sudario, che conservava ancora la forma ovale come se circondasse il volto di Gesù. Niente era stato mosso, ma il corpo di Gesù era scomparso: era diventato un corpo glorioso.

            Cari ragazzi la Resurrezione di Gesù non si descrive ma si vive; Gesù è risorto non perché io l’ho visto, ma perché è cambiata la mia vita. Come gli apostoli: nessuno di loro ha visto quando Gesù è Risorto, ma hanno sperimentato in loro cosa significa che Gesù è vivo e non è più nel sepolcro. Hanno sperimentato che  si può amare, perdonare, donare la vita, perché lo Spirito del Signore Risorto infuso nei loro cuori li rendeva capaci.

            Allora: Buona Pasqua, a voi e alle vostre famiglie.

 P. Angelo


DOMENICA DELLE PALME (per i bambini e ragazzi):

Cari ragazzi, eccoci arrivati alla grande Settimana chiamata Santa perché ricorderemo la passione, morte e resurrezione di Gesù. Ma attenti, non sarà un semplice ricordo, come si ricorda un fatto del passato o quello che abbiamo fatto stamattina, ma sarà un celebrare. Tutto sta in questo verbo: celebrare. Cosa significa? Vuol dire che attraverso la Parola di Dio e alcuni gesti che si compiono nella liturgia, noi riviviamo quel fatto, anzi quel fatto si rinnova qui e ora per noi. Si fa presente Gesù e ci rinnova con il suo amore. Spero che abbiate un po’ capito, anche se non è così facile da spiegare: infatti per capire bisogna vivere quegli avvenimenti. Purtroppo quest’anno, come sapete, a causa dell’epidemia del virus, non potremo partecipare alle celebrazioni della settimana santa, ma soltanto seguirle attraverso i media. Già in questa domenica noi avremmo vissuto una bellissimo gesto: la processione delle palme, che, come sapete e come ci racconta il Vangelo, ricorda l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, osannato dalle folle, le stesse che di lì a pochi giorni grideranno: Crocifiggilo! Ecco proprio questo episodio ci offre lo spunto per una breve riflessione. La gente con facilità passa dalla gioia di vedere Gesù e di ascoltarlo, alla richiesta fatta a Pilato di crocifiggerlo. E’ possibile questo? Come si può chiedere di mettere a morte uno dopo che lo si è seguito e ascoltato con ammirazione per tanto tempo? Può capitare anche a noi, anche se siamo ancora piccoli e giovani: pensare di seguire Gesù ma di fatto non averlo mai amato e ascoltato. Credere di essere cristiani solo perché siamo stati battezzati, ma poi non facciamo quello che ci ha insegnato Gesù, anzi a volte ci vergogniamo di dirci cristiani. E così noi siamo come le folle di Gerusalemme: chiediamo di mettere in croce Gesù, di farlo fuori, che non se ne parli più. Ma io so che noi non vogliamo seguire l’esempio di quella folla: vogliamo stare dalla parte di Gesù e di essere suoi amici, anche quando ci sembra difficile e rischioso. Allora: buona settimana Santa e arrivederci a domenica prossima, Pasqua del Signore. Vi invito a seguire le celebrazioni su questo sito in streaming. 

P. Angelo 

QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA 2020 (per i bambini e ragazzi):

"Chi vive e crede in me, non morirà in eterno"

Cari ragazzi, continua il nostro isolamento (ma è per il nostro bene e quello delle persone a noi vicine) e penso che comincerete ad essere stanchi e a sognare l’aria aperta, le corse, i giochi in cortile, la stessa scuola con i vostri amici, gli incontri di catechismo in parrocchia.
Insomma: sognate la libertà.
Le belle giornate di primavera che ci ha regalato il Signore passate dentro casa, sono proprio una sofferenza! Pazienza: quando tutto sarà finito potremo gioire ancora di più nell’assaporare la libertà e la vita. Pensiamo a quanti in Italia e nel mondo piangono per la malattia di una persona cara o per la perdita di parenti e amici a cui non è stato possibile accompagnare neppure al cimitero. 

Ecco: il Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima (la prossima è quella delle Palme), ci parla di un fatto analogo: Gesù perde un amico caro, Lazzaro e a causa dell’ostilità dei giudei, non può andare a trovarlo quando è ammalato. Si reca quando è già nel sepolcro da quattro giorni. E’ bello che leggiate tutto il brano che vi viene offerto anche a fumetti, perché ci sono tanti particolari che ci possono colpire e interessare. Io vi voglio richiamare soltanto su di uno.
Lazzaro quando esce dal sepolcro è tutto avvolto con bende e con il viso coperto dal sudario, come si usava una volta. Queste rappresentano la morte, ma Lazzaro è vivo.
Infatti Gesù dice: “Liberatelo e lasciatelo andare”.
Ho pensato a noi: in questo tempo di prova siamo come Lazzaro, tutto attorno ci parla di sofferenza e morte, ma noi siamo vivi perché Gesù è la vita. Allora quando noi ascoltiamo la voce di Gesù (come ha fatto Lazzaro quando Gesù ha gridato forte: Lazzaro esci fuori) non dobbiamo temere la morte perché Gesù è più forte della morte e nessuna pietra può fermare la sua potenza e il suo amore. 

Coraggio ragazzi, il Signore davvero può cambiare la nostra tristezza in gioia, la morte in vita, la tenebra in luce, se noi lo ascoltiamo. In questa settimana prendiamoci un piccolo spazio di tempo e parliamo con Gesù: ci accorgeremo che sarà lui a parlarci. 
 A domenica prossima.

 P. Angelo

QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA 2020 (per i bambini e ragazzi)

Carissimi,

l’isolamento a cui ci costringono le necessarie disposizioni per il contrasto dell’epidemia da COVID-19, non si deve tradurre in un isolamento da Gesù e da noi. 

Anzi, proprio in questi giorni, nei quali sperimentiamo la mancanza dei nostri amici e delle persone a noi più care, li pensiamo ancora di più (non è forse vero?) e possiamo capire ed apprezzare quanto è preziosa e bella l’amicizia e l’affetto per i nostri cari. 

Anche Gesù, che ci ha detto: “Io sarò con voi tutti i giorni”, lo sentiamo vicino e lo desideriamo vicino. Ecco che in questa domenica quarta di Quaresima ci dà una parola di speranza. 

Vi invito a leggere il vangelo di  Gv 9,1-38. Gesù incontra un cieco dalla nascita e senza che costui gli dica nulla, fa del fango  con la saliva, glielo spalma sugli occhi e gli dice di andare  a lavarsi alla piscina di Siloe. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 

Ho pensato: che cosa è questo fango che Gesù gli mette sugli occhi perché il cieco possa vedere? E mi è subito venuto in mente: l’epidemia che stiamo vivendo. 

Attenti bene: non vuol dire che l’ha voluta Gesù questa epidemia perché egli vuole solo il nostro bene, ma  attraverso questa terribile prova vuole farci vedere la luce e portarci alla luce. 

Quindi dal male sa trarre il bene.  In che modo? Facendoci capire che tutto quello che consideravamo indispensabile e per il quale spesso abbiamo fatto capricci per averlo, in realtà non è importante perché abbiamo scoperto che nella nostra vita ci sono tante altre cose più belle: la famiglia, l’amore dei genitori, la scuola, gli amici, la mia parrocchia, ecc. 

Ecco: Gesù ci fa vedere quello che prima forse non volevamo vedere o eravamo impediti di vedere perché i nostri occhi erano troppo attratti da tante cose, ma non quelle più vere e belle. 

Egli vuole che davvero possiamo vedere, ma ciò che vale la pena di vedere. 

Vedere vuol dire amare e amare è quello che vale di più.

Arrivederci a domenica prossima. P. Angelo